Chi mi conosce, sa che faccio l’avvocato. Mi occupo di diritto amministrativo, cosa che mi porta a frequentare, oltre al TAR anche i giudici civili e penali.
Per gli operatori del settore è evidente il collasso del sistema giudiziario.
Per fortuna non tutti i cittadini ne hanno contezza. Ma lo scontro con la realtà è duro, quando non si può far a meno di rivolgersi a un giudice.
Un esempio per tutti. Tribunale di Siena, causa avviata nel 2012, in cui io assisto alcuni dei chiamati in causa.
Nella causa ritengo che i mei clienti abbiano ragione. Ma prescindiamone un secondo.
Dopo vari rinvii per chiamate in causa e tentativi di accordo, disposte le prove, l’attore tenta di opporsi alle testimonianze e chiede una revisione dell’ordinanza che l’aveva disposta.
Il Giudice chiude l’udienza riservandosi di decidere in merito per il proseguo del giudizio.
Siamo al 19 giugno 2017
Dopodiché il silenzio.
Ieri, e cioè il 15 marzo 2021 (sì, quasi 4 anni dopo), ricevo la comunicazione dalla cancelleria: il Giudice ha sciolto la riserva.
E qual è stata la sua decisone: si può proseguire a sentire i testimoni, come deciso dal precedente giudice nel 2015.
Sì, perché dall’inizio della causa questo è il terzo giudice che cambia e quest’ultimo, in realtà, non è nemmeno un giudice, nel senso che non è un giudice “togato”, che ha fatto il concorso come giudice, ma un laureto in giurisprudenza che svolge funzione di giudice, visto il carico dei tribunali.
Ora ditemi voi se questa non è un’aperta violazione del patto sociale e, soprattutto, come possiamo convincere chiunque sano di mente a investire nel nostro paese fino a quando non si riforma seriamente la giustizia.
Si aggiunga la beffa che, secondo la c.d. Legge Pinto, approvata su pressione UE per risarcire i cittadini per l’eccessiva durata dei processi, il primo grado dovrebbe durare 3 anni.
#NoHope