Il gioco dell’oca della giustizia civile: l’epilogo
Nel precedente post avevo citato un tipico esempio di giustizia civile lumaca e inefficiente che, a distanza di anni, era tornata (quasi) al punto di partenza. Volete sapere come è andata a finire: l’udienza di rinvio non si è tenuta perché uno dei convenuti nel frattempo è fallito e il processo si è interrotto come per legge. Se non vi basta, l’attore, che aveva il compito di riassumere la causa entro 3 mesi dall’interruzione, non l’ha fatto, cosciente evidentemente della infondatezza dell’azione, evitando così di pagare le spese a tutti i soggetti che aveva coinvolto nell’infondato giudizio. In ultimo – ma questo non è addebitabile direttamente al malfunzionamento della giustizia, ma alla caratura del collega – l’avvocato dell’attore che non ha riassunto il giudizio sta chiedendo ai vari convenuti di pagare una bella cifra, altrimenti presenta una nuova citazione. Follia!
Il gioco dell’oca della giustizia civile
Chi mi conosce, sa che faccio l’avvocato. Mi occupo di diritto amministrativo, cosa che mi porta a frequentare, oltre al TAR anche i giudici civili e penali. Per gli operatori del settore è evidente il collasso del sistema giudiziario. Per fortuna non tutti i cittadini ne hanno contezza. Ma lo scontro con la realtà è duro, quando non si può far a meno di rivolgersi a un giudice. Un esempio per tutti. Tribunale di Siena, causa avviata nel 2012, in cui io assisto alcuni dei chiamati in causa. Nella causa ritengo che i mei clienti abbiano ragione. Ma prescindiamone un secondo. Dopo vari rinvii per chiamate in causa e tentativi di accordo, disposte le prove, l’attore tenta di opporsi alle testimonianze e chiede una revisione dell’ordinanza che l’aveva disposta. Il Giudice chiude l’udienza riservandosi di decidere in merito per il proseguo del giudizio. Siamo al 19 giugno 2017 Dopodiché il…
Parliamo ancora di giustizia civile.
Dal momento che Draghi sta dando l’illusione di poter riformare qualcosa in Italia, vi prego, mettiamo mani anche alla giustizia civile. Ho appena ricevuto una notifica dalla Corte d’Appello di Firenze per l’ennesimo spostamento della prima udienza di un appello depositato a gennaio del 2018. Il rinvio è per ottobre 2021. Segnalo, per non gli addetti al mestiere, che in Italia, su pressioni della UE (allora CEE) abbiamo dovuto approvare una legge che disponesse il risarcimento per l’eccessiva durata dei processi. La c.d. Legge Pinto, fissa in 3 anni la durata massima del primo grado e in 2 anni l’appello. Nel mio caso, il primo grado, a Siena, è durato 4 anni e nell’appello, forse, riuscirò a incontrare i Giudici per la prima volta dopo 3 anni e mezzo. Con buona probabilità la sentenza l’avrò nel 2023, dopo 5 anni dall’appello e 10 anni dall’inizio della causa in Tribunale Siamo…